Negli ultimi giorni si è tornati a discutere insistentemente di flat tax o tassa piatta, con una serie di nuove proposte ed ipotesi in campo.
Lo scorso anno la flat tax era stata annunciata come un violento shock fiscale, addirittura una rivoluzione che avrebbe completamente cambiato il nostro sistema tributario. Ma si trattava di meri annunci elettorali: nessuna rivoluzione, nessuno shock.
La flat tax attualmente vigente non è una novità ma semplicemente la prosecuzione di un regime fiscale che già esisteva ovvero il regime forfettario-. Attualmente è l’unico regime utilizzabile per chi vuole aprire una partita IVA in un regime agevolato, con applicazione di un’imposta sostitutiva al 5 per cento e senza l’applicazione di Irpef, addizionali, Irap, IVA e studi di settore.
Tale regime sta già producendo diverse distorsioni, fra le quali:
- disincentivo alla crescita ed allo sviluppo delle attività economiche, soprattutto nel settore dei piccoli professionisti e degli artigiani;
- disincentivo alle assunzioni ed agli investimenti;
- incentivo alla concorrenza sleale.
A ciò si aggiungano anche le solite incertezze normative, purtroppo tipiche del nostro sistema tributario, con particolare riferimento ai nuovi limiti previsti per la detenzione di quote di Srl ovvero ai rapporti intrattenuti prevalentemente con il precedente datore di lavoro.
In questo senso, ascoltare ancora una volta la nostra classe dirigente parlare di una nuova flat tax in arrivo appare davvero stucchevole. È ormai universalmente certificato che al momento non vi sono risorse finanziarie sufficienti per poter estendere erga omnes l’applicazione della flat tax.
Allora non sarebbe più conveniente, realistico e forse rispettoso dell’intelligenza dei contribuenti iniziare a parlare di rimodulazione e/o riduzione delle aliquote Irpef?
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L’attuale struttura di scaglioni e aliquote Irpef, infatti, non è assolutamente equo e produce gravi distorsioni.
L’aspetto probabilmente più iniquo è il passaggio dal secondo al terzo scaglione, livello in cui chi guadagna appena sopra i 28.000,00 euro si trova a pagare il 38% di imposte...
Per questo motivo la speranza è che si torni seriamente a parlare di riforma fiscale, mettendo in testa a tutti i programmi una completa riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche. A meno che non si trovino davvero le risorse per finanziare la flat tax, evento reso quantomeno improbabile dall’attuale livello delle clausole di salvaguardia previste dall’attuale Governo.