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Detrazioni Irpef: cosa sono e come funzionano

Scritto da Redazione il 27 marzo 2019

Detrazioni Irpef: cosa sono e come funzionano

Le detrazioni Irpef riducono l’imposta lorda, determinando quella netta: nel 2015 l’effetto complessivo di riduzione del gettito a favore dei contribuenti è stato di 66,1 miliardi. Accanto alle aliquote (e agli oneri deducibili) le detrazioni sono quindi uno dei principali fattori che modellano la struttura effettiva dell’imposta. Vediamo come funzionano.

Per cosa spettano le detrazioni dall’Irpef?

Le detrazioni possono essere classificate in due grandi categorie: quelle che spettano in virtù del reddito da lavoro percepito oppure della situazione familiare, e quelle che invece sono legate a spese effettivamente sostenute. Nel primo gruppo rientrano le detrazioni per redditi di lavoro dipendente, di pensione, di lavoro autonomo o di impresa in contabilità semplificata e quelle per carichi di famiglia; nel secondo una molteplicità di detrazioni calcolate in percentuale della spesa, tra cui quelle per il recupero del patrimonio edilizio e per il risparmio energetico (con percentuali rispettivamente del 50% e del 65% nel 2016) e quelle del 19 e del 26 per cento per una serie di finalità (spese mediche, mutui e così via).

Quali sono le principali detrazioni Irpef?

Le detrazioni più rilevanti, nel senso di più utilizzate complessivamente dai contribuenti, sono quelle per lavoro e pensioni (35,8 milioni di contribuenti coinvolti e 41,6 miliardi di importo totale) e quelle per carichi di famiglia (12,8 miliardi ripartiti tra 12,6 milioni di contribuenti). Le detrazioni per recupero del patrimonio edilizio valgono nel complesso 5,8 miliardi, mentre tra le detrazioni del 19 per cento la più usata dai contribuenti è quella per le spese mediche, che vale circa 3,2 miliardi.

In che tempi possono essere fruite le detrazioni?

Le detrazioni si riferiscono allo stesso anno fiscale per il quale si percepisce un reddito e di conseguenza viene pagata l’imposta. Quindi la condizione che dà diritto alla detrazione (appunto la percezione di un certo reddito, la presenza di un familiare a carico, la spesa sostenuta) deve verificarsi in quell’anno solare; per le spese si applica il principio di cassa e quinndi vale la data in cui sono state effettivamente sostenute. Questo principio in generale viene applicato nel meccanismo della dichiarazione dei redditi, per cui in un certo anno si dichiarano i redditi di quello precedente, applicando le detrazioni e versando l’imposta. Ad esempio, nelle dichiarazioni del 2017 sono state inserite le spese sostenute nel 2016, per le quali sono state calcolate le relative detrazioni. Tuttavia nel caso di lavoratori dipendenti e pensionati le relative detrazioni specifiche (e su richiesta anche quelle per carichi di famiglia) vengono di solito applicate mese per mese dal sostituto d’imposta (datore di lavoro o ente previdenziale) e quindi fruite nello stesso anno, salvo conguaglio a dicembre o nella successiva dichiarazione. Inoltre alcune detrazioni come quelle per il recupero del patrimonio edilizio o il risparmio energetico vengono fruite in più anni (cinque o dieci) dopo quello in cui la spesa è stata sostenuta.

Come agiscono le detrazioni?

Le detrazioni possono essere in misura fissa oppure decrescente al crescere del reddito. Ad esempio viene riconosciuta una detrazione pari al 19 per cento della spesa sostenuta per gli interessi passivi dei mutuo fino a ad un massimo di 4.000 euro: quindi dall’imposta possono essere detratti fino a 760 euro (ovvero appunto 4.000*0,19). Ha invece un importo variabile decrescente (e si azzera ad un reddito complessivo di 55 mila euro) la detrazione per lavoro dipendente: nel caso di un lavoratore con reddito di 25.000 euro vale 1.113,30 euro e sottratta all’imposta lorda (6.150) dà un’imposta netta di 5.036,70 euro.

In che modo le detrazioni contribuiscono alla progressività dell’imposta?

Se le detrazioni sono decrescenti al crescere del reddito, come quelle per lavoro o pensione o per carichi familiari, un incremento di reddito provoca, oltre all’eventuale passaggio allo scaglione superiore e quindi ad un’aliquota più alta, anche la riduzione dell’importo della detrazione stessa e di conseguenza l’aumento dell’imposta netta. Anche per questo motivo chi guadagna di più ha una maggiore incidenza percentuale del prelievo, ovvero versa al fisco una quota maggiore del proprio reddito.

Come si dimostra il diritto alle detrazioni?

Come avviene anche per gli oneri deducibili, il contribuente è tenuto a conservare - fino alla fine del quarto anno successivo a quello della presentazione della dichiarazione - la documentazione che dimostra il diritto alla detrazione: ad esempio l’attestazione della banca sugli interessi del mutuo o le ricevute delle spese mediche. Questo obbligo risulta sempificato con l’avvento della dichiarazione precompilata: se il contribuente accetta quella inviata dall’Agenzia delle Entrate non ci saranno più controlli sui documenti, mentre se la presenta, anche modificata, attraverso Caf o professionisti abilitati i controlli saranno a carico degli intermediari, salvo il caso di dolo da parte del contribuente.

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