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Prolungata ancora l’opzione donna: per la pensione taglio dal 18 al 27%

Scritto da Redazione il 11 gennaio 2017

Prolungata ancora l'opzione donna: per la pensione taglio dal 18 al 27%

Non è ancora finita l’opzione donna, ovvero la possibilità per le lavoratrici che hanno 35 anni di contributi di andare in pensione anche a 57-58 anni, dunque con un forte anticipo, ma con un trattamento più basso perché calcolato con il sistema contributivo. Grazie alla legge di bilancio in vigore da gennaio potranno sfruttare questa possibilità anche le nate nell’ultimo trimestre del 1958, se lavoratrici dipendenti, o del 1957 se autonome.

Con questa correzione si dovrebbe concludere un regime sperimentale avviato nel 2004 ma che ha attirato l’attenzione soprattutto dopo la riforma Fornero scattata nel 2012, con la quale è stata spostata drasticamente in avanti l’età di pensionamento. Di fatto l’opzione donna era stata già prolungata lo scorso anno: il governo aveva cancellato una precedente interpretazione restrittiva secondo la quale le interessate avrebbero dovuto accedere alla pensione, e non semplicemente maturare il diritto, entro il 2015. Infatti l’opzione donna è sottoposta al vecchio regime delle finestre, che impone un’attesa di un anno (un anno e mezzo per le autonome) prima dell’uscita effettiva: questo spiega la distanza temporale tra i due momenti.

Ma una volta chiarito che il 2015 era l’anno entro il quale il diritto doveva essere maturato il diritto, è sorto un altro problema: siccome nel frattempo a causa della normativa sulla speranza di vita il limite di età di 57 anni (58 per le autonome) era stato alzato di tre mesi, le nate nell’ultimo trimestre del 1958 (1957 per le autonome) non avrebbero potuto sfruttare l’opzione donna compiendo l’età aumentata solo nel 2016: ad esempio una dipendente nata a ottobre 1958 compie i 57 anni e 3 mesi solo a gennaio 2016, fuori tempo massimo secondo la vecchia norma.

Così con la legge di bilancio 2017 è stata fatta una piccola modifica, a beneficio delle sole lavoratrici rimaste "incastrate" a causa della data di nascita. Anche per loro, purché abbiano completato i 35 anni di contributi entro il 2015, ci sarà la possibilità di sfruttare l’opzione donna: ma la data per la maturazione del diritto è fissata (retroattivamente) a 57 (o 58) anni e 7 mesi, perché dal 2016 sempre per la speranza di vita tutti i limiti di età sono stati incrementati di altri quattro mesi. Riassumendo: la dipendente di cui parlavamo ha maturato il diritto alla pensione maggio 2016, quando ha compiuto 57 anni e 7 mesi. Potrà comunque presentare domanda di pensione contributiva e l’uscita avverrà dopo un anno o meglio - una volta trascorsi i dodici mesi - il primo giorno del mese successivo: dunque il 1 giugno 2017. Se fosse nata a dicembre, sarebbe agosto. Lo stesso vale per le autonome, per le quali però l’età di rifermento è 58 anni e la "finestra" è di un anno e mezzo: dunque potranno uscire da dicembre 2017 a febbraio 2018.

Queste situazioni sono ora calcolabili su www.irpef.info/pensionequando.html, pagina aggiornata alle principali novità della legge di bilancio. Chiaramente la scelta dell’opzione donna risulterà interessante per chi vuole comunque lasciare il lavoro; ma qual è la perdita economica che deriva dal sistema contributivo? La riduzione della pensione varia a seconda del tipo di carriera e quindi è diversa caso per caso. Nella relazione tecnica all’emendamento correttivo della legge di bilancio, il governo (ai fini del calcolo dell’onere per lo Stato) fa comunque una stima media relativa al mondo del lavoro privato: 18 per cento in meno per le lavoratrici dipendenti, 27 per cento per le autonome. L’importo medio della pensione è di 1.140 euro nel primo caso e di 775 nel secondo. Su www.irpef.info/contributivodonne.html si può trovare una lista completa e aggiornata di domande e risposte sull’opzione donna.