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Pensioni 2012: come funziona dopo il Decreto Monti?

Scritto da Redazione il 3 aprile 2012

Pensioni 2012: come funziona dopo il Decreto Monti?

Dal 2012, con l’entrata in vigore della legge 214/2011 (detta anche "decreto Monti" o "salva-Italia") è iniziata una rivoluzione nelle regole della previdenza. La portata delle novità potr&agrave essere forse compresa in pieno solo man mano che le norme inizieranno ad essere interpretate ed applicate. Ecco le risposte alle prime fondamentali domande.

Come faccio a sapere quali regole si applicano a me?

Per quanto riguarda l’accesso alla pensione, la legge 214 segue lo stesso principio di altri provvedimenti precedenti, "salvando" coloro che maturano il diritto entro l’anno in cui è stato approvato. Questi lavoratori non sono toccati dalle novità che entrano in vigore dal gennaio successivo. Dunque chi ha raggiunto entro il 31 dicembre 2011 i requisiti per la pensione secondo le regole precedenti, sia per la vecchiaia che per l’anzianità, matura il diritto alla pensione in base a quelle regole e potrà anche farselo certificare dall’ente previdenziale, mettendosi così al riparo da ulteriori sorprese future. Invece chi alla fine dell’anno non ha raggiunto i requisiti richiesti dalla vecchia normativa ricade in pieno nelle nuove disposizioni. Diverso è il discorso per le modalità di calcolo della pensione, ossia il suo importo: dal 2012 tutti i lavoratori (salvo quelli iscritti alle casse previdenziali private) si vedranno calcolare la quota maturata da quel momento in poi con il metodo contributivo. Nulla cambierà invece relativamente alla quota di pensione derivante dai contributi versati fino al 31 dicembre 2011.

Che differenza c’è tra il diritto alla pensione e la decorrenza?

Fino al 2011, o meglio per le pensioni il cui diritto è maturato entro il 31 dicembre di quell’anno, la differenza &egrave molto rilevante. Viene infatti utilizzato il cosiddetto sistema delle finestre, in base al quale l’accesso effettivo alle pensione avviene vari mesi dopo la data in cui sono stati conseguiti i relativi requisiti. Per le pensioni maturate nel 2011 la finestra si apre dopo 12 mesi nel caso dei lavoratori dipendenti e dopo 18 per gli autonomi, dunque gli interessati continueranno ad usarle fino al secondo semestre 2013; in precedenza il periodo di attesa era più breve. Per i trattamenti maturati dal 2012 in poi invece l’accesso alla pensione segue immediatamente il conseguimento dei requisiti (all’interno dei quali è stato assorbito il periodo di tempo corrispondente alla finestra): bisogna attendere solo il primo giorno del mese successivo.

Che cos’è la pensione anticipata?

Dal 2012 sarà l’unica modalità con cui lasciare il lavoro prima della maturazione dell’ordinaria pensione di vecchiaia. Corrisponde grosso modo alla ormai abolita pensione di anzianità ottenuta con il solo requisito contributivo dei 40 anni, indipendentemente dall’età. Il periodo di contributi richiesto è però maggiore in particolare per gli uomini (42 anni e 1 mese) mentre per le donne (41 anni e 1 mese) sostanzialmente corrisponde a quello già previsto, più l’attesa per la finestra. Il requisito comunque non sar&agrave fisso ma al pari delle soglie di età anagrafica dovrà essere aggiornato ogni tre anni (e poi ogni due) in base all’evoluzione della speranza di vita. Il primo aggiornamento è fissato al 2013 nella misura già predeterminata di tre mesi, a cui se ne aggiunge un altro previsto dalla vecchia normativa sulle finestre. Così nel 2013 per la pensione anticipata serviranno 42 anni e 5 mesi per gli uomini, 41 e 5 mesi per le donne

Per la pensione anticipata non bastano 41/42 anni?

No. Come già evidenziato nella domanda precedente, l’anzianità contributiva di 41 anni e 1 mese per le lavoratrici e 42 anni e 1 mese per i lavoratori è quella richiesta nel 2012, ma questi requisiti sono destinati a crescere già dall’anno successivo, perché anche il requisito contributivo inizierà ad essere aggiornato (cioè incrementato) in base all’evoluzione della speranza di vita: l’incremento per il primo triennio è già fissato in tre mesi, mentre gli altri dovranno essere definiti in base agli effettivi aumenti della speranza di vita, rilevati dall’Istat. Inoltre nel 2013 e nel 2014 sono previsti altri due piccoli scatti da un mese l’uno, che "assorbono" nel nuovo sistema gli aumenti già previsti negli stessi anni per le finestre, nel caso di uscita con i 40 anni.

Come funziona la riduzione della pensione anticipata?

Anche se dal 2012 è prevista la possibilità di un’uscita anticipata rispetto alla pensione di vecchiaia, la legislazione in vigore ha l’obiettivo di scoraggiare o comunque penalizzare chi lascia il lavoro con un’età troppo bassa, pur se con molti contributi. La penalizzazione consiste in una riduzione dell’importo della pensione rispetto all’età di riferimento fissata a 62 anni: il taglio è dell’1 per cento per ogni anno di anticipo dai 60 in poi, del 2 ogni anno in caso di età inferiore. Questa riduzione &egrave permanente, nel senso che viene applicata anche una volta raggiunto il sessantaduesimo anno di età; ma si riferisce non a tutta la pensione, bens&igrave alla quota maturata con il metodo retributivo, fino al 31 dicembre 2011. Sulla quota successiva, calcolata con il contributivo e inizialmente molto piccola, la riduzione è implicita nel sistema di calcolo, che riconosce coefficienti di trasformazione meno generosi a chi smette di lavorare ad un’età più bassa. Con il cosiddetto decreto milleproroghe (legge 14/2012) è stato stabilito che fino al 2017 la decurtazione non si applica, se il requisito contributivo viene raggiunto con soli contributi da lavoro, oppure relativi ad astensione obbligatoria per maternità, assolvimento degli obblighi di leva, infortunio, malattia e cassa integrazione ordinaria. Sono invece esclusi tra gli altri i contributi da riscatto della laurea o quelli volontari, che non sono quindi da conteggiare ai fini della pensione anticipata senza penalità.