La formula del part time agevolato, anche al di là di eventuali correttivi alla riforma Fornero, potrebbe rappresentare un’alternativa per coloro che desiderano ridurre il proprio impegno lavorativo nei 2-3 anni precedenti il pensionamento, senza compromettere il successivo trattamento previdenziale. Vediamo come funziona.
Chi può accedere al part time agevolato?
L’agevolazione riguarda i lavoratori dipendenti del settore privato, con un contratto a tempo pieno e indeterminato, purchè abbiano già maturato 20 anni di contribuzione e maturino poi i requisiti per la pensione di vecchiaia entro il 31 dicembre 2018. Non possono scegliere questo tipo di part time coloro che con il solo requisito contributivo avrebbero il diritto alla pensione anticipata. È inoltre necessario che vi sia un accordo con il datore di lavoro.
Quindi che età hanno i lavoratori che possono esercitare questa opzione?
L’età varia tra uomini e donne. Nel primo caso, visto che l’età richiesta per la vecchiaia è di 66 anni e 7 mesi, l’agevolazione riguarda coloro che sono nati all’incirca tra l’inizio del 1950 e la metà del 1952: dunque a giugno 2016, quando cioè il part time agevolato diventa operativo, avranno un’età compresa tra 64 e 66 anni: per le lavoratrici invece, il requisito della vecchiaia passa nel 2018 da 65 anni e 7 mesi a 66 anni e 7 mesi e quindi sono potenzialmente coinvolte le nate tra il 1951 e il 1952, che però in buona parte possono avere accesso alla pensione di vecchiaia nel 2016 grazie ad una norma particolare della riforma Fornero.
In che cosa consiste l’agevolazione?
Chi opta per il part time sceglie un orario di lavoro tra il 40 e il 60 per cento di quello pieno, mantenendo il diritto ad una pensione piena grazie ai contributi figurativi versati dallo Stato in relazione all’orario non pi� lavorato. Contemporaneamente un importo equivalente a questi stessi contributi viene pagato al lavoratore insieme con la retribuzione, esentasse: così durante i residui anni di lavoro la penalizzazione economica è meno forte di quanto sarebbe con un normale part time.
Come si misura la penalizzazione del part time?
La penalizzazione netta del part time è data dalla differenza tra la retribuzione netta a tempo pieno e quella percepita con il nuovo rapporto di lavoro a tempo parziale, comprensiva della quota di contributi esentasse. Se ad esempio l’orario di lavoro e quindi la retribuzione vengono ridotti del 40 per cento (quindi con un part time al 60) l’affettiva decurtazione è minore del 40 per cento per effetto dei contributi e della minore incidenza del prelievo fiscale.
Come avviene concretamente l’opzione per il part time agevolato?
Lavoratore e datore di lavoro devono sottoscrivere un nuovo contratto, di durata pari al tempo che intercorre tra la data di accesso al beneficio e quella in cui il dipendente matura il diritto alla pensione di vecchiaia. Il contratto viene poi trasmesso alla direzione territoriale del ministero del Lavoro che ha cinque giorni per autorizzare, e poi all’Inps, che deve rispondere nello stesso lasso di tempo.
L’accesso al beneficio è illimitato?
No, sono state stanziate risorse finanziarie pari a 60 milioni nel 2016, 120 l’anno successivo e di nuovo 60 nel 2018. I contratti potranno essere agevolati entro questi limiti e quindi una volta raggiunti le domande ulteriori non potranno essere accolte.