Tutto doveva iniziare il primo maggio, ma finora il debutto dell’anticipo pensionistico (Ape) è stato rinviato di giorno in giorno. Ci vorrà probabilmente ancora poco per l’Ape sociale, un’indennità riconosciuta ad alcune particolari categorie di cittadini (disoccupati di lungo corso, lavoratori impegnati in mansioni faticose, disabili o persone che assistono disabili in famiglia). Probabilmente invece servirà ancora un po’ di tempo per l’Ape volontaria, che è sostanzialmente un trattamento provvisorio erogato sotto forma di prestito, che verrà restituita dal pensionato nei venti anni successivi all’effettivo accesso alla pensione.
Entrambi gli strumenti (a cui si aggiunge l’Ape aziendale, una forma di Ape volontaria da realizzare con il contributo delle imprese) sono stati introdotti con la legge di bilancio entrata in vigore nel gennaio scorso. Le modalità dettagliate di attuazione sono affidate a più decreti del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm): quello relativo all’Ape volontaria è ancora all’esame del Consiglio di Stato. Una volta che sarà stato ufficializzato mancherà però ancora un tassello, la convenzione su banche e assicurazioni per definire il tasso di interesse del prestito e il costo della polizza assicurativa per l’eventualità che il pensionato muoia prima che siano trascorsi i vent’anni.
Su www.irpef.info/calcolaape.html è possibile verificare l’importo dell’Ape sia social che volontaria: in quest’ultimo caso il calcolo è effettuato applicando un tasso di interesse annuo del 2,8 per cento, un costo della polizza pari al 32 per cento del capitale e una commissione dell’1,6 per cento sempre del capitale (indicata esplicitamente nel Dpcm) per l’accesso al fondo di garanzia che scatta in caso di revoca della pensione, di mancato pagamento delle rate o in altre situazioni piuttosto improbabili.
Polizza e e commissione per il fondo di garanzia vengono anticipate dalla banca che eroga il finanziamento e pagate all’inizio in un’unica soluzione: gli importi si aggiungono quindi al capitale residuo da restituire, con l’effetto di incrementare leggermente le rate dovute. Non è ancora chiaro se la banca applicherà un preammortamento, calcolando quindi gli interessi relativi al periodo (fino ad un massimo di 43 mesi) in cui viene erogato il trattamento anticipato e non è ancora iniziata la restituzione. Senza contare questa voce (che comunque avrebbe un’incidenza limitata) e considerando il credito d’imposta pari al 50 per cento della spesa per pensioni e interessi, con un anticipo pari al 75 per cento della pensione per un periodo di 36 mesi si avrebbe un taglio iniziale dell’assegno pari al 15,8 per cento, effetto destinato a ridursi nel tempo in termini reali perché la pensione dovrebbe rivalutarsi seguendo l’inflazione.