Dato un aumento lordo della retribuzione, qual è la somma netta aggiuntiva che il lavoratore riesce davvero mettersi in tasca? L’importo dipende - oltre che dai contributi previdenziali applicati in percentuale fissa - dall’incidenza della tassazione (Irpef e addizionali), che invece può variare parecchio a seconda dello stipendio di partenza.
Attenzione - Gli importi netti sono calcolati in base alle norme fiscali e contributive attualmente in vigore.
- L’aliquota contributiva applicata è pari al 9,19%, ovvero quella relativa ai contributi previdenziali per la maggior parte dei lavoratori, a cui si può aggiungere un ulteriore 0,30 per cento per la cassa integrazione guadagni straordinaria. Quest’ultima trattenuta non è però applicata a determinate categorie di lavoratori, e in aziende in cui il numero dei dipendenti è al di sotto di una certa soglia.
- Gli importi di Irpef e addizionali sono esatti nel caso di valori annuali, approssimati (con l’ipotesi di tredici mensilità) se i valori sono invece mensili.
- La possibilità di effettuare il calcolo tenendo conto delle detrazioni familiari (che si riducono con l’aumento di reddito) si riferisce in modo indicativo solo ad una famiglia tipo con coniuge e due figli a carico.
- Le addizionali Irpef regionale e comunale sono calcolate in modo puntuale per retribuzioni con sede di lavoro Roma, Milano o Torino e in via indicativa, con un prelievo complessivo pari al 2,2 per cento, negli altri casi.
- Il calcolo dell’aumento netto comprende l’effetto che l’incremento del reddito complessivo può avere sul diritto ad usufruire, in tutto o in parte, del credito d’imposta da 80 euro mensili per i dipendenti, il cosiddetto bonus. Effetto positivo quando il reddito complessivo ai fini Irpef (tolti i contributi) cresce oltre gli 8.150 euro circa, negativo quando aumenta oltre i 24 mila.
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